I pozzi a Venezia, a differenza dei tradizionali pozzi (detti artesiani) che permettono di raccogliere l’acqua potabile da fonti sotterranee, funzionavano grazie alla raccolta dell’acqua piovana.
Per la costruzione di un pozzo era necessario disporre di un’ampia area dove porre la cisterna e i tombini per la raccolta dell’acqua, ma soprattutto di una postazione che non venisse intaccata dall’acqua salata in caso di innalzamento del livello delle maree.
Una volta individuata, l’area, di pianta rettangolare o quadrata, veniva scavata per una profondità di cinque o sei metri, rivestita di uno spesso strato di argilla impermeabile (la crea) e riempita con strati di sabbia di fiume di diversa finezza, che svolgevano la funzione di filtro. In alcuni casi, per poter raggiungere la profondità necessaria, si ricorse alla sopraelevazione di parte o dell’intero campo: questo tipo di soluzione si può vedere molto chiaramente in Campo San Trovaso, in Campo Sant’Angelo e nella Piazzetta dei Leoncini, di fronte alla sede del Patriarcato.
L’acqua piovana veniva raccolta tramite due o quattro tombini in pietra d’Istria, detti “gattoli”, disposti in modo simmetrico rispetto alla canna del pozzo. Per limitare le dispersioni, sotto i tombini veniva realizzata una struttura in mattoni a forma di campana, aperta sul fondo, per convogliare quanta più acqua piovana possibile direttamente verso le sabbie di filtraggio. Tutta l’area circostante i tombini veniva inoltre sopraelevata in pendenza per favorire la raccolta dell’acqua piovana.
La canna del pozzo, posta al centro dell’area di raccolta, poggiava su un disco di pietra d’Istria e veniva poi realizzata con mattoni speciali, detti pozzali, che consentivano all’acqua piovana filtrata di entrare nella canna. La parte sporgente, rialzata e accessibile tramite uno o due gradini sempre in pietra d’Istria, veniva terminata con la cosiddetta vera da pozzo, solitamente anch’essa in pietra d’Istria che fungeva sia da parapetto che da sostegno per la carrucola con cui le donne veneziane attingevano l’acqua tramite secchi.
L’area del pozzo veniva infine ricoperta di uno strato di muratura su cui appoggiare i masegni della pavimentazione che veniva raccordata con il resto della pavimentazione del campo o della corte. In alcuni casi i limiti dell’area del pozzo sono evidenziati a livello della pavimentazione pedonale da lastre in pietra d’Istria che circondano tutta la struttura.
La costruzione di un pozzo era estremamente costosa e, data la grande utilità pubblica che queste strutture ingegneristiche ricoprivano per la sopravvivenza della popolazione veneziana, spesso le famiglie nobili ne finanziavano la realizzazione.
Per questo motivo molte vere presentano iscrizioni o bassorilievi relativi alla famiglia che aveva costruito il pozzo.