Secondo una tradizione comune a molte regioni dell’Italia Settentrionale e Centrale, la notte che intercorre tra il 28 e il 29 giugno era davvero prodigiosa. Seguendo una usanza che si colloca a metà tra il rito magico ed il credo religioso, infatti, era possibile proprio durante questa notte prevedere l’andamento dei raccolti.
Per questo motivo si riempiva d’acqua una caraffa di vetro, all’interno della quale si colava successivamente l’albume di un uovo, il più grande tra quelli raccolti nella giornata.
Il recipiente veniva quindi collocato all’aria aperta, sul davanzale o, ancora meglio, sull’erba, sotto le fronde di un albero, in modo da assorbire al meglio la rugiada notturna.
Il mattino del giorno dopo, all’interno della caraffa si poteva ammirare la trasformazione dell’albume che dal fondo del recipiente si allungava verso la superficie, assumendo una forma simile a quella di una piccola imbarcazione: la Barca di San Pietro, appunto.
Se durante la notte San Pietro aveva soffiato nelle sue vele, aprendole, significava che era in arrivo un periodo soleggiato, che garantiva un buon raccolto. Se invece la forma delle vele appariva chiusa, erano in arrivo piogge intense, che avrebbero danneggiato lo sviluppo delle piante.
Questa “magia” era però di breve durata: l’effetto cominciava a svanire già verso l’ora di pranzo, con l’arrivo del caldo.
In realtà oggi sappiamo che questo fenomeno è dato dall’escursione termica tra il giorno e la notte che, influenzando la densità dell’albume, crea quell’effetto di apertura o chiusura delle vele.
E voi? Avete mai provato a fare la vostra Barca di San Pietro?