IL GIOCO DEI LADRI

Da questa parte il dado conta un doppio sei,

dall’altra la pedina bicolore è vinta da un doppio nemico

(“Hac mihi bis seno numeratur tessera puncto;

calculus hac gemino discolor hoste perit”)

Marziale, Tabula Lusoria

 

Il ludus latrunculorum (o semplicemente latrunculi/latrones) era un gioco da tavolo molto popolare al tempo dei Romani, una via di mezzo tra la dama e gli scacchi di oggi. Le prime citazioni di questo gioco sono di Varrone, nel I secolo a.C., ma anche altri scrittori come Ovidio e Macrobio ne fanno menzione nelle loro opere. Il gioco, tuttavia, era sicuramente più antico, derivante probabilmente dalla petteia greca, la quale derivava a sua volta da un gioco egizio.

Purtroppo le fonti scritte non ci hanno tramandato integralmente le regole del gioco, ma è stato possibile ipotizzarne il funzionamento grazie ad alcuni ritrovamenti archeologici e alle raffigurazioni: ad esempio, presso il sito di Vindolanda (nei pressi del Vallo di Adriano) è stata rinvenuta una tavola da gioco per il ludus latruncolorum, forse utilizzata all’interno di un edificio termale (luogo associato allo svago). In effetti, non sono rari questi ritrovamenti lungo il Vallo d’Adriano, dove erano stanziati molti limitanei (soldati che pattugliavano i confini): il gioco dei ladruncoli era molto diffuso e apprezzato nell’ambiente militare.

Si trattava, infatti, di un gioco soprattutto di strategia militare: elementi fondamentali erano la scacchiera e le pedine e due astuti giocatori.

Le scacchiere (tabulae lusorie) si potevano trovare spesso incise sulle pavimentazioni di un porticus o di un forum oppure sui gradini di una basilica, ma ne esistevano anche di portatili, spesso fatte di legno o di materiali più preziosi come marmo o bronzo. Potevano avere varie dimensioni: tipicamente, questa tabulae avevano dalle sette alle nove caselle per lato, ma ne è stata ritrovata una particolarmente grande, con addirittura diciotto caselle per lato!

Le pedine (calculi o latrones) potevano essere di vario materiale (le fonti parlano anche di monete utilizzate come latrones, i frammenti di vetro colorato), l’importante era che potessero essere divise in due “eserciti” distinguibili per colore. Erano usate in numero non specifico: alcune ricostruzioni ipotizzano l’uso di dodici pedine, altre invece di sedici o addirittura trenta.

Venivano quindi schierate le pedine sulla scacchiera: ogni piccolo esercito di latrones era guidato da un comandante detto bellator, che veniva posizionato davanti al suo schieramento. Le pedine si potevano spostare in linea retta nelle quattro direzioni (come la torre negli scacchi) di un numero di caselle forse scelto a piacere o forse determinato dal numero che usciva lanciando un dado.

Lo scopo era circondare le pedine nemiche e “mangiarne” il più possibile: una pedina era infatti considerata “mangiata” quando era affiancata sui due lati orizzontali o verticali da pedine nemiche. Il bellator, invece,  poteva essere conquistato solo quando veniva circondato da pedine nemiche su tutti i lati. Il vincitore del gioco era chi riusciva a conquistare più latrones, e, secondo lo storico romano Vopisco, veniva nominato imperator della partita.

Una curiosità: Seneca racconta che lo storico Giulio Cano, imprigionato e condannato a morte dall’imperatore Caligola, per passare il tempo in cella giocava spesso ai Latrunculi. Ed era impegnato in questo passatempo anche nel momento in cui un centurione andò a prelevarlo per l’esecuzione della condanna. L’ultimo pensiero di Giulio Cano fu per la partita in corso: fece promettere al suo avversario di non mentire sull’esito del gioco e contò le pedine rimaste, per poi nominare il centurione testimone di quella partita che lui stava per vincere!

(Nell’immagine: Latrunculi  provenienti dal forte romano di Housesteads, completo di pedine e contenitori per i dadi, II-III secolo d.C.)

Immagine: Historic England Archive.

Autore dell'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.