Il Molino Stucky fu costruito tra il 1884 e il 1895 per iniziativa di Giovanni Stucky, imprenditore, figlio di famiglia di orologiai svizzeri, il cui padre Hans si era sposato e spostato nel Veneto con un’italiana della famiglia Forti.
I lavori vennero affidati nel 1895 all’architetto Ernest Wullekop, formato alla scuola di Hannover che demolì l’edificio – magazzino precedente, braccio dell’ex convento sul rio di S.Biagio, vi costruì il nuovo silos ed iniziò l’adeguamento degli ornati anche al primo edificio con modificazione dell’ultimo piano.
Si precisa che per quanto concerne l’edilizia industriale la scuola di Hannover, verso la metà dell’Ottocento, era considerata un esempio in tutta la Germania. Intorno agli anni 1884 – 1985 Wullekopf conclude i suoi studi di architetto al Politecnico di Hannover dove si promuoveva il ritorno allo stile gotico nord – tedesco sostenuto dalla scuola dell’architetto Conrad Wilhelm Hase.
Nei suoi frequenti viaggi in Germania Giovanni Stucky ebbe modo di stringere amicizia con Wullekopf e di aggiornarsi sia sul piano culturale che industriale. L’idea originale di istituire un mulino nella laguna veneta venne a Giovanni Stucky intorno alla metà dell’Ottocento in seguito allo studio del funzionamento di diversi mulini in paesi esteri ( principalmente Ungheria), decise di sfruttare il canale veneziano per un veloce trasporto via acqua del grano da destinare al mulino dell’isola di Giudecca.
Giovanni Stucky, dopo aver apportato parziali modifiche rispetto a quelle richieste dalla Commissione, avendo questa di nuovo respinto il progetto, fu costretto a minacciare il licenziamento di ben 187 operai assunti per i lavori del cantiere, proprio in periodo di gravi tensioni sociali. La Commissione, temendo anche una massiccia protesta da parte dei lavoratori, fu costretta a desistere dal suo intento.
Nel medesimo tempo, l’architetto tedesco fondeva tutto l’insieme dello stabilimento in un’unica monumentale mole con stilemi e storicismi che oscillano tra precise citazioni gotiche, come gli archi acuti o le paraste ininterrotte per nove piani del silos nuovo, e allusioni meno dirette verso il romanico come le ampie finestrature a trifora disposte in un ritmo orizzontale, il tutto sigillato dalla dominante e massiccia torre a dieci piani.
Il Trevisani nel 1897, ad opera compiuta, così scriveva :”Le macchine, tutte di modernissimi sistemi, accoppiano alla potenzialità ed alla praticità una eleganza esteriore; l’ordine, la pulizia e la simmetria regnano sovrani nel grande opificio e le linee grandiose e severe dell’architettonica e colossale facciata (…) danno a quel remoto angolo di Venezia un carattere nuovo che rende anche artisticamente simpatico, questo, che senza tema di smentita, può dirsi il più bello molino d’Italia”.
L’impianto modello – dotato di illuminazione a gas – dava lavoro, a pieno regime, a millecinquecento operai impegnati in turni che coprivano l’intera giornata ed era in grado di macinare, nel periodo di maggiore funzionalità, 2.500 quintali di farina al giorno.
L’inizio della decadenza del Molino Stucky – che in parte ospitava anche il pastificio – ebbe inizio a partire dagli anni 1910, ma la situazione degli Stucky peggiorò quando Benito Mussolini decise la rivalutazione della lira.
Di conseguenza, Gian Carlo Stucky, figlio del defunto Giovanni, ebbe crescenti difficoltà a vendere i suoi prodotti e dovette chiudere le filiali in Argentina, Stati Uniti, Egitto e Inghilterra. Quando Mussolini avviò la politica economica autarchica – una campagna propagandistica volta a promuovere la produzione nazionale di materie prime – i profitti aziendali crollarono, perché l’attività degli Stucky era basata sull’approvvigionamento a buon mercato del grano per i loro mulini all’estero. Nel 1955, dopo un lungo periodo di crisi e una tribolata vicenda sindacale (lo stabilimento fu occupato per un mese dai cinquecento dipendenti), si giunse all’irreversibile chiusura.
Rilevata nel 1994 dalla società Acqua Pia Antica Marcia (gruppo Acqua Marcia), l’antica area industriale è stata posta quattro anni dopo sotto la tutela della Soprintendenza alle Belle Arti. Lasciandone inalterata l’architettura neo-gotica, è stata poi sottoposta ad uno dei maggiori restauri conservativi d’Europa riguardanti direttamente un antico opificio, nonostante Il 15 aprile 2003, quando i lavori di ristrutturazione erano già in corso, l’Hilton Molino Stucky Venice è stato colpito da un vasto incendio che ha distrutto l’intera parte centrale dello stabile, danneggiato in particolare la torre, la piccola loggia e il cappello – ovvero il punto più alto dello stabile – nonché il prospetto laterale della struttura, la parete est, quasi interamente crollata nel rio sottostante.
La fine delle traversie dell’antico complesso è giunta a metà degli anni 2000 con la stipula di una partnership economico-finanziaria fra Acqua Marcia e la catena di alberghi Hilton, in base alla quale l’area è stata destinata a complesso immobiliare dotato di “residence”, centro congressi e sede alberghiera capace di 379 stanze, ristorante e piscina panoramici, una sala convegni da duemila posti.