Nel secolo XV in tutta l’Alta Padovana e anche nel territorio di Borgoricco si verifica un’espansione delle nuove terre messe a coltura in quasi tutto l’odierno territorio comunale di Borgoricco, tramite disboscamenti o dissodamenti.
Un esempio eclatante di questa nuova fase si trova nella richiesta accolta degli abitanti di Straelle di organizzarsi in un nuovo comune e separarsi dal comune di Borgoricco nel 1471. Tuttavia, bisogna precisare come l’espansione del coltivo sia sempre stata estensiva e mai intensiva, perché non vi furono innovazioni tecnologiche o culturali (unica degna eccezione fu l’introduzione e la coltivazione del mais)
Il paesaggio, quindi nel corso dei due secoli successivi, diventava più simile ai nostri tempi: un territorio interamente proteso alla produzione di cereali, le zone umide e le macchie boscose furono virtualmente eliminate, rimangono solo le aperte distese di campi coltivati, suddivise dalle rive alberate e dai rettilinei filari di viti sostenute da tutori tra i quali cominciava a comparire il gelso. Si diffuse, dunque, quella particolare tecnica agricola detta della “piantata veneta”, ossia la coltivazione nei campi di frumento delimitati da filari di viti maritate ad alberi ad alto fusto (olmo, acero, salice e più tardi il gelso), importanti perché avevano sostituito gli antichi boschi nella fornitura di legname per il combustibile o materiale da lavoro.
Oltre al grano e vino, in secondo posto si trova la produzione dei cereali “minori” (miglio, sorgo, segale, orzo e avena). Poi si trova la coltivazione dei legumi (fagioli, fave e altre leguminose) le rape, il lino e la canapa. Erano prodotti certamente minori e “marginali” rispetto al frumento e al vino, i quali erano destinati per lo più al mercato, ma assai importanti per l’autoconsumo prima dell’imporsi definitivo del mais.
A rompere lo schema delle piantate concorrevano essenzialmente i prati, necessari per il sostentamento del bestiame da lavoro, a loro volta necessari per la concimazione dei campi. Prima dell’avvento della meccanizzazione e della concimazione chimica, era importante avere dei terreni destinati al prato, meno foraggio a disposizione avrebbe infatti significato minore sostentamento per gli animali, meno forza lavoro animale e quindi meno concime. Dai documenti si capisce come la maggior parte dei prati e dei pascoli fosse prevalentemente lungo i corsi d’acqua
In conclusione, l’immagine offerta dai documenti e dalle testimonianze è una tipica e ben conosciuta, frutto di un processo di lungo periodo e mantenutasi sostanzialmente inalterata fino ai nostri tempi.