Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.), originario di Patavium, spesso dedica ampio spazio nella sua imponente opera storiografica, Ab Urbe condita, agli eventi che coinvolgono la propria città d’origine. Nel libro X egli racconta in un ampio passo l’arrivo degli Spartani guidati da Cleonimo nelle coste venete. La vicenda avviene «durante il consolato di Marco Livio Dentre e Marco Emilio» , ossia nel 302 a. C. .
In realtà il primo approdo degli spartani avviene nella penisola salentina: secondo Tito Livio Cleonimo e i suoi soldati sarebbero giunti per occupare la città di Turie, mentre Diodoro afferma che sarebbero stati gli stessi Tarantini a chiedere aiuti alla madrepatria Sparta. Entrambi concordano sul fatto che si trattò di una spedizione fallimentare, e di certo non andò meglio l’avventura veneta.
Gli Spartani riuscirono a risalire il fiume Brenta e cominciarono a saccheggiare i villaggi che incontravano, ma le loro scorribande non durarono a lungo: i Patavini, informati della situazione, si organizzarono con rapidità ed efficienza perché «costretti a un perenne allarme dalla minaccia dei Galli». Parte delle forze armate si recò a contrastare gli invasori che stavano devastando il territorio, un’altra parte invece si diresse verso il punto in cui erano ancorate le navi, così da intercettare gli spartani messi in fuga dal resto dell’esercito patavino. Dopo averli sconfitti, raggiunsero il resto della flotta e la inseguirono fino alla foce del fiume incendiando alcune navi e mettendo in fuga gli Spartani rimasti. E così «Cleonimo se ne partì con soltanto un quinto della flotta intatto, senza aver raccolto alcun risultato in nessuna parte dell’Adriatico».