Come ogni anno il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica italiana a ricordare il referendum con il quale nel 1946 gli italiani furono chiamati a votare per scegliere la forma di governo dell’Italia dopo la fine del fascismo: Repubblica o Monarchia. Il voto si svolse tra le macerie di un’Italia devastata dall’oppressione di un regime ventennale, dal dominio nazifascista, da una guerra durata 5 anni, dai bombardamenti alleati, dalle violenze dei nazisti in ritirata. C’erano province sotto controllo militare straniero, centinaia di migliaia di prigionieri italiani nel mondo, un popolo allo stremo: la Repubblica vinse con 2 milioni di voti in più e fu l’inizio di un Paese rinnovato nella pace che nei decenni sarebbe rimasto saldo nella sua Costituzione.
Ed è la Costituzione ad essere in primis menzionata in occasione di questa settantatreesima Festa, quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che oggi ha deposto una corona d’alloro all’Altare della Patria davanti alla tomba del Milite ignoto) ricorda: «[è] la festa degli italiani. Sono stati, questi, settantatre anni di pace per il nostro Paese, garantiti dai valori di libertà, giustizia e democrazia su cui si fonda la nostra Carta costituzionale, riferimento per ogni cittadino e guida per chiunque sia chiamato a responsabilità a favore della collettività». In occasione del concerto per il corpo diplomatico tenutosi al Quirinale il Presidente ha anche ricordato che «Libertà e democrazia sono incompatibili con chi alimenta i conflitti, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo».